Precaria, felicemente sposata

”Amore, abbiamo un contratto”.

Sì. Abbiamo firmato l’atto del matrimonio.

Io e Domenico adesso siamo marito e moglie. Ma cosa è cambiato veramente?
Materialmente nulla: stessa casa, due gatti, un frigorifero da cambiare, il fruttivendolo che urla la mattina per accaparrarsi i clienti, la stazione a due passi da casa, i vestiti da stirare.

Io non sono cambiata, a parte il fatto che ho una fede al dito della mano sinistra. Per il resto è tutto identico: mangio quando ho fame, vado in ritardo agli appuntamenti, sbaglio ancora i treni, se non dormo bene ho le scatole che mi girano per tutto il giorno e il bagno resta la mia stanza preferita.

Mi sono sposata proprio quando in tutto il mondo si parla di crisi, eppure ce l’ho fatta, ce l’abbiama fatta e siamo felici così.

Cosa rappresentano le giovani coppie – e ne sono rimaste pochissime – che decidono di affrontare il matrimonio nonostante il periodo ‘nero’? Noi non ce ne rendiamo conto, ma siamo una generazione di audaci, folli e innamorati. Rischiamo tutto pur di toccare la felicità con un dito. Siamo pronti a scommettere sui sentimenti e sulla sicurezza che abbiamo di noi stessi. La crisi è solo l’ennesima sfida da affrontare. Abbiamo una, due, tre lauree, un master se non due e un entusiasmo che supera ogni difficoltà. Problem solving? Certo, perché tanto il problema non siamo noi.

Siamo giovani, precari e felicemnete sposati. Fidatevi, in due è tutto più facile.

Ci amiamo e, non so per quale strana ragione, dal 5 settembre ci amiamo ancora di più. Di certo c’è che so cos’è la felicità. Poi c’è anche il fatto che, se abbiamo deciso di ufficializzare il nostro rapporto e diventare marito e moglie, lo abbiamo fatto perché il nostro amore è più grande di ogni altra cosa, è più grande di noi stessi.

Ho già raccontato che non avrei mai pensato di riuscire a fare un passo del genere nella mia vita, ma a causa della distanza, delle incertezze lavorative, dello stile di vita precario e almeno per quanto mi riguarda da fuori sede, il nostro amore non meritava e non merita di subirne le conseguenze. Perché l’amore non è precario, e noi non dobbiamo permettere che emozioni e sentimenti siano vittime di momenti delicati, fatti di tensioni e incertezze che, purtroppo, non dipendono sempre da noi.

E’ vero, ho scelto io di lasciare Roma e un lavoro che ho sempre amato. Ma adesso non sono sola, per di più sono in una terra bellissima: la Puglia. La mia vita da donna sposata ricomincia da qui. Vediamo cosa sono in grado di fare.

Foto di Ela Francone
Foto di Ela Francone

6 commenti Aggiungi il tuo

  1. Marika Misino ha detto:

    Le tue parole mi hano commossa (davvero, ho la lacrimuccia), perchè è quello che ho sempre sostenuto anche io. Siamo un po’ “eroi”, perchè nonostante tutto non abbiamo lasciato che la situazione in cui viviamo abbia prevalso sull’amore, che non siamo assolutamente disposti a barattare.

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    1. So che provi le stesse cose 🙂

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  2. sposafelice ha detto:

    Approvo assolutamente le tue parole. Noi siamo purtroppo una generazione di “precari” ma non è giusto che permettiamo a questa condizione, non voluta, di influire sull’andamento della nostra vita. subiamo già troppo le conseguenze di questa realtà… E seppure con poche certezze è giusto che l’ amore trionfi, altrimenti quali altri stimoli ci restano?

    SposaFelice WB
    http://sposafelice.wordpress.com

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  3. gianna ha detto:

    potevi sposarti in Chiesa avreste avuto Dio dalla vostra parte

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    1. E chi ti dice che lui non lo sia?

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